La stanza faceva parte dell'istituto di bellezza ed era stata adibita a palestra. La cosa però, non aveva funzionato molto. Anche se provvista dei minimi indispensabili attrezzi ginnici, le loro dimensioni erano tali da lasciare ben poco spazio vuoto, e diverse clienti si lamentavano della ristrettezza rimasta per eseguire esercizi liberi.
Grace, proprietaria ed abile amministratrice del posto, aveva quindi deciso di eliminare qualche macchinario per creare più spazio, ma, ovviamente, le nuove iscritte richiedevano proprio gli attrezzi appena tolti.
Irritata da questo fatto e dalla mancanza di guadagno, approfittò di un momento libero tra massaggi al corpo eseguiti su clienti di proporzioni elefantiache che avevano preso come modello Claudia Shiffer, e maschere di bellezza su altrettante che s'illudevano di riconquistare in questo modo mariti o amanti. Dopo aver controllato davanti allo specchio che la sua rossa chioma irrequieta fosse a posto e che i suoi occhi verdi non portassero segni di sbavatura nel trucco, si sedette nella piccola poltroncina di vimini situata dietro ad un minuscolo banchetto. Picchiettando ritmicamente la penna sul ripiano, si mise a pensare al modo migliore di trarre un profitto da quella stanza ormai semi deserta.
Il suono dolce e argentino delle campanelline appese sopra l'uscio di fronte a lei la distolsero dai suoi pensieri con un leggero sobbalzo. Il suo sguardo inquadrò il vano che in quel preciso istante veniva quasi interamente riempito da una figura maschile.
"Un uomo?" si chiese meravigliata, aggrottando le sopracciglia ben curate. "Che accidenti ci fa un uomo qui?"
E ne aveva di ragioni per farsi quella domanda.
Sapeva per esperienza che i mariti delle sue clienti non entravano mai lì dentro per aspettare l'uscita delle consorti: se per caso qualcuno li avesse visti in quel posto, chissà cosa avrebbe potuto pensare... Sicuramente ci sarebbe andata di mezzo la loro virilità.
«Sì?» chiese, bloccando il balletto nervoso della penna. «Desidera?»
«Io sicuramente qualcosa, ma lei forse di più» rispose l'uomo dai capelli scuri che dimostrava una trentina d'anni. Si girò per richiudere la porta quindi, rivolto nuovamente lo sguardo alla donna, la gratificò con uno splendido sorriso. Lei non poté fare a meno di osservare il bel viso, il corpo statuario, ma soprattutto gli occhi verde marroni con screziature dorate: stupendi, luminosi e (come faceva a dirlo?) sinceri.
Con due soli passi le fu di fronte e tendendole la mano, si presentò. «Mi chiamo Shaar e vengo dall'India.»
Dopo un attimo di pausa dovuto allo stupore che leggeva chiaramente sul volto dell'estetista, riprese: «Posso capire la sua perplessità. Ha un attimo da dedicarmi?»
«Certo» rispose Grace dopo aver ricambiato la stretta di mano, ma decisamente sul chi va là, timorosa che si trattasse di un maniaco, un esaltato, o Dio solo sapeva chi altro.
«Non si preoccupi» la rassicurò l'uomo, quasi le avesse letto nel pensiero «non sono un pazzo. Sono un maestro di yoga.»
«Ma cosa...» iniziò la donna.
Lui la bloccò prontamente, spiegandole: «So che lei, in questo istituto estetico, ha una stanza vuota che vuole utilizzare in qualche modo. Ebbene, io posso aiutarla a risolvere questo problema.»
Ripresasi dalla sorpresa iniziale e irritata dall'intrusione nonché dalla sfrontatezza di quell'uomo che pretendeva di saper gestire i suoi affari meglio di lei, Grace balzò in piedi e alzando gradualmente la voce, lo aggredì: «Ma chi diavolo crede di essere lei? Gesù Cristo, Maometto, Gandhi o chi altro?»
Invece di risentirsi per l'ostilità mostrata nei suoi confronti, l'uomo scoppiò inaspettatamente a ridere constatando che la donna non era rossa solo di capelli. Lo era anche di carattere!
«Non sono niente di tutto ciò» rispose divertito, ma educatamente. «Il mio vero nome è Andrew e ho vissuto per diversi anni in India, dove ho appreso tutto quello che occorre sapere per essere abilitato all'insegnamento. Oh, a proposito... è stata Jenny, la tua amica, a dirmi di questo posto e che forse ci saremmo messi d'accordo sul da farsi. Hai mai pensato a questa possibilità?»
«Possibilità? Quale possibilità?» Era ancora irritata, ma a questo punto anche stuzzicata nella sua curiosità.
«Quella di tenere qui dei corsi di yoga, ovviamente. Vedi, tu non hai nemmeno la minima idea di quanta gente sia attratta da questa pratica, ma non trova il posto o la persona giusta che gliela insegni...»
«E tu lo saresti? Voglio dire... la persona giusta?» l'interruppe Grace avvicinandoglisi, confrontando il suo metro e sessantacinque di altezza con quella di lui che sorpassava abbondantemente il metro e ottanta.
Aveva avuto l'occasione di vedere per televisione o di leggere su qualche rivista articoli riguardanti questa dottrina orientale; ma i maestri che si cimentavano in assurde contorsioni e annodavano il proprio corpo in posizioni anomale, erano tutti minuti, magrolini, e non rispecchiavano sicuramente la stazza dell'uomo che le stava di fronte.
«Quello che intendo dire... è se non ti sembra di essere un po'... abbondantino per questa pratica?»
Andrew scosse pazientemente la testa. Si chinò lentamente in avanti facendo scivolare la mano destra lungo la rispettiva gamba, e si afferrò la caviglia. Rialzandosi con la grazia di un ballerino classico accompagnò il piede che fece appoggiare lateralmente contro il ginocchio sinistro, formando un triangolo con l'arto. Dopo una brevissima pausa, distese la gamba. Sempre sostenendola con la mano, la alzò lentamente verso l'alto in un'incredibile "spaccata" verticale, ancorando alla fine il piede dietro il collo. Allargò a questo punto le braccia, lasciando che l'esercizio parlasse da solo.
«Visto?» disse dopo un attimo mantenendosi perfettamente in equilibrio e senza mostrare il minimo segno di disagio. «La statura o struttura di un essere umano, conta ben poco. Tutto è basato sulla scioltezza delle articolazioni e sulla concentrazione.» E con naturalezza rifece l'esercizio all'incontrario, riportando la gamba a terra.
«Lo yoga t'insegna tutto questo e con l'attività fisica, non solo sciogli il tuo corpo: impari anche a rilassarlo ed autogestirlo. La cosa più importante però,» continuò toccandosi il centro della fronte con l'indice della mano «è quello che fa alla tua mente.»
Visibilmente impressionata, anche se cercava di nasconderlo, Grace rimase ancora un attimo in silenzio guardandolo negli occhi. Quindi sbottò: «Accidenti a te ed altrettanto a Jenny. Perché non mi avete interpellata prima di prendere questa decisione al posto mio?»
«Prima?» rispose Andrew fissandola divertito con il suo sguardo carismatico. «E perché? Avresti forse preso in considerazione quest'idea se non fossi venuto di persona?»
«Okay, okay, va bene!... ma te lo dico subito» l'avvertì, agitando l'indice della mano come stesse rimproverando un figlio irrequieto o uno scolaretto disattento. «Un mese. Ti do esattamente un mese di prova per vedere se la cosa può funzionare; in caso contrario, sarà stato un piacere averti conosciuto.»
L'uomo annuì con un cenno del capo. Le tese nuovamente la mano per una stretta che suggellava l'accordo, e s'avviò verso l'uscita. La mente di Grace intanto, simile ad una calcolatrice, s'era già messa in funzione catalogando guadagni, spese, risparmi, e soprattutto i nomi delle persone che secondo lei sarebbe stato utile contrattare, per avvisarle della nuova iniziativa. Certamente avrebbe dovuto convincerle dei benefici che ne avrebbero tratto, ma "vecchia del mestiere" com'era, sapeva che non si sarebbe affaticata più di tanto.
Si risedette nella poltroncina di vimini e s'apprestò a cercare nella sua agenda i nomi più probabili: ne trovò almeno una decina che potevano fare al caso suo. Li trascrisse velocemente su un foglio di carta, quindi si rialzò per recarsi a controllare le clienti ancora sotto trattamento. Dopo aver fatto qualche passo si fermò, come colpita da una rivelazione. "Certo!" disse a sé stessa, battendosi il palmo della mano sulla fronte. "Come ho fatto a non pensarci prima! Angie!"
La dolce e sfortunata Angie, da sempre sua migliore amica, avrebbe sicuramente tratto giovamento dallo yoga. Si propose di telefonarle quanto prima per invitarla a prendere delle lezioni, anche sapendo che a causa della loro amicizia, lo avrebbe fatto gratuitamente.